Design a Cape Town: gli indirizzi da non perdere & intervista a Reyana.
Nel nostro nuovo articolo parliamo di Design a Cape Town!
Da quando è stata eletta World Design Capital nel 2014, Cape Town ha vissuto una rinascita coraggiosa, trasformandosi in un laboratorio urbanistico dal potenziale indiscutibile.
La riqualificazione di numerosi quartieri della città, Woodstock in primis, e l’apertura tanto attesa dello Zeitz MOCAA – Museum of Contemporary Art Africa, inaugurato lo a settembre del 2017 nel V&A Waterfront, hanno reso Cape Town una meta da visitare per tutti gli amanti del design.
In questo articolo vi diamo tutti gli indirizzi da non perdere in fatto di design a Cape Town e intervistiamo Reyana che ci presenta Cape2Milano, un’agenzia che promuove designer sudafricani in Italia.
Design a Cape Town: gli indirizzi da non perdere
Woodstock è il cuore creativo di Cape Town. È qui che moltissimi designer emergenti hanno scelto di lavorare ed esporre i propri lavori. Un tempo popolato solo da magazzini e fabbriche, oggi Woodstock è ricco di spazi industriali restaurati, studi di design, laboratori, gallerie d’arte e negozi di nicchia.
Proprio qui sorgono l’Old Biscuit Mill, un tempo fabbrica di biscotti oggi spazio polivalente in cui convivono negozi di design, buona cucina e musica, e The Woodstock Foundry che unisce un ristorante, una torrefazione di caffè, negozi di design tra gioielli, arredamento e tessuti.
Sempre a Woodstock potete immergervi nello spazio del Woodstock Exchange dove i capetoniani amano lavorare, socializzare e trascorrere il loro tempo libero. Molto più di un complesso di uffici e co-working, al Woodstock Exchange è possibile scoprire alcuni dei brand sudafricani più in voga, magari sorseggiando un buon caffè o una cioccolata calda.
Per gli amanti del design, un’altra meta da non perdere è la pluripremiata galleria Southern Guild dedicata interamente al design sudafricano contemporaneo.
Questa prestigiosa galleria, fondata nel 2008, fa da vetrina ad alcuni dei migliori designer locali portando così il design sudafricano in tutto il mondo.
I fondatori Trevyn e Julian McGowan hanno recentemente spostato la galleria da Woodstock al V&A Waterfront.
Il duo di architetti-designer Liani e Jan Douglas, invece, realizzano pezzi di arredamento contemporaneo sperimentando materiali, forme e colori con la loro Douglas & Company, mentre Atang Tshikare è il direttore artistico di Zabalazaa, uno studio specializzato nel combinare pezzi di ispirazione africana con disegni contemporanei.
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Su Sir Lowry Road è possibile scoprire la Goodman Gallery, fondata a Johannesburg nel 1966 da Linda Givon, che incoraggia il dialogo tra Africa e il resto del mondo esponendo le opere di artisti locali ed internazionali. Se invece volete avventurarvi nell’arte concettuale, da non perdere è Whatiftheworld, galleria che ospita in Argyle Street le opere di artisti emergenti.
Collezioni uniche di arredi di design per interni ed esterni sono disponibili nel negozio di arredamento Créma Design. Tappeti fatti a mano, illuminazione, accessori sono solo alcuni dei pezzi delle collezioni esclusive di Tom Dixon, Lee Broom, Vitra, Magis, Foscarini, Diesel with Foscarini, HAY, Gubi, OFFECCT, Nanimarquina disponibili in negozio.
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Nel quartiere turistico di V&A Waterfront si trova anche Watershed, un grande spazio che ospita più di 365 marchi indipendenti molti dei quali di stilisti emergenti che propongono capi di abbigliamento, accessori e oggetti di arredamento per la casa o l’ufficio. Mentre il concept store Merchants on Long propone il meglio del design africano e le collezioni del marchio dello stesso Merchants.
Vi siete appuntati i nostri indirizzi per scovare il meglio del design a Cape Town?
Non è finita qui!
Intervistiamo adesso Reyana che ci parla di Cape2Milano, un’agenzia che presenta alcuni dei migliori designer sudafricani.
Con Reyana parliamo della vita a Cape Town e del panorama del design in città con tanti consigli e indirizzi da non perdere!
- Buongiorno Reyana, ci racconti com’è nata Cape2Milano e di che cosa si tratta?
Qualche anno fa mentre visitavo Design Indaba, una fiera del design che si tiene a Cape Town, parlando con una designer di abbigliamento è venuta fuori la possibilità di aiutarla ad organizzare un trunk show a Milano. Provenendo da esperienze di produzione video e foto non è stato complicato mettere insieme questo primo evento e dopo qualche mese ci siamo ritrovate a Milano in zona Tortona a presentare la sua collezione. Dopo questa richiesta ne sono arrivate altre anche dal mondo del design a cui ero già collegata e da li è nata l’idea di aprire una piccola ditta che si occupasse di marketing specializzato in designer Sudafricani che vogliono farsi conoscere sul mercato di Milano ed Europeo. L’anno scorso abbiamo aperto una parte del sito alle vendite online di una selezione di accessori di abbigliamento e oggetti di design rigorosamente sudafricani.
- C’è molto interesse da parte del mercato italiano per questo tipo di prodotti?
Si, abbiamo avuto una buona risposta e infatti uno dei motivi che mi ha spinto ad aprire cape2milano è che mi sono resa conto che c’era una richiesta specifica per il design sudafricano che ha un approccio molto europeo e moderno con una influenza africana ed etnica e si differisce dall’oggettistica e artigianato Africano che si trova normalmente nei mercati.
- Come definiresti il panorama dei designer in Sudafrica?
I designer sudafricani hanno una grande capacità di mettere insieme i diversi linguaggi che hanno formato la stessa cultura sudafricana moderna: la modernità, la cultura tribale e la capacità di lavorare con materiali grezzi e spesso di riciclo. Molti designer partono da materiale di riciclo e riescono a ricreare nuovi oggetti dal design moderno.
- Nel 2014 Cape Town è stata definita Capitale Mondiale del Design dal “The World Design Organization”, organizzazione che ha proposto numerosi eventi volti a rappresentare un cambiamento sociale della città, a partire dal District Six. Dal 2014 ci sono stati realmente dei cambiamenti significativi?
Durante il WDC del 2014 Cape Town è stata riconosciuta come uno dei riferimenti mondiali per la creatività, innovazione e potenzialità nel design ma forse quell’anno si è persa l’opportunità di sviluppare la capacità di coinvolgere profondamente la città. In pratica ci furono molte aspettative che poi non si sono evolute come avrebbero dovuto. La capacità di usare il design come guida per un innovazione sociale è rimasta troppo debole.
Avrebbe dovuto far uscire alla luce del sole più realtà di quelle che sono emerse. Sicuramente ha aiutato molti artisti ad emergere e a dargli il coraggio di esporsi ad un pubblico più ampio e sicuramente c’è stato un ritorno economico anche in alcune township. Qui alcune comunità si sono ritrovate a lavorare insieme ad artisti locali che avevano trovato uno sbocco commerciale ai loro oggetti di design, case sono diventate gallerie e magazzini sono diventate officine dove produrre.
Quindi, sì, il design ha contribuito a portare un cambiamento in alcune aree ma forse per il momento non è ancora arrivato a livelli che si sperava.
Ma forse tutti ci aspettavamo uno sviluppo del design più veloce di quello si sta comunque evolvendo a ritmi più lenti ma costanti e forse più realistici.
- Quali sono i tre designer emergenti sudafricani che ci consigli di tenere d’occhio?
Sicuramente Afrigarde che sta lavorando su altri oggetti e sculture partendo dal materiale utilizzato per le ormai famose collane di lana infeltrita.
Poi direi Modern Gesture che lavora con cortecce e rafia sperimentando con le proprietà fisiche e tattili di diversi materiali come ceramica o ritagli di compensato per creare lampade ispirate dai diesegni della tribù Ndebele e aggiungo Jesse Ede che coglie la materia naturale da superfici organiche e le manipola per esaltare il contrasto tra la materia in se e la lavorazione dell’artista che le trasforma in sculture. Creando arredamento combinando rocce e metalli fusi. Se posso aggiungerne un quarto metterei Leg Studios che partendo da materiali come il rame, cemento, feltro e legno crea arredamento dalle linee molto moderne.
- Se fossi un amante del vintage e fossi in visita a Cape Town dove mi consiglieresti di andare?
Forse il Vintage è più una cosa che gli europei cercano e meno sentita dai Sudafricani. Il “Vintage” africano è il prendere la vecchia porta di casa magari abbandonata per trasformarla in un tavolo per mangiare in giardino. Quindi una capacità di usare sotto nuova forma le cose del passato invece che riprenderle come oggetti vecchi da riutilizzare per quello per cui erano state disegnate.
- Ci ha suscitato particolare interesse la collezione di gioielli di “Afrigarde, Arte indossabile!”, in vendita su Cape2Milano. Ci puoi raccontare di che cosa si tratta?
Sono una collezione di collane (ma stanno lavorando anche sui braccialetti, lampade e sculture) che noi definiamo “wearable art” ovvero arte da indossare, e infatti alcuni nostri clienti le hanno comprate per metterle in cornice per appenderle al muro. Le collane Ndebele possono essere indossate sia da donne che uomini e le diverse tonalità di colore si adattano a qualsiasi tonalità di vestiti dal casual, al prêt-à-porter, all’alta moda, all’haute couture. Per completare una collane l’artista ha bisogno 6-8 ore per costruirne una.
- Ci sono elementi comuni che contraddistinguono i designer sudafricani rispetto a quelli italiani?
Credo che i designer sudafricani abbiano la capacità di assorbire le linee del design europeo e occidentale per poi applicarci sopra le textures, i colori e i materiali dell’Africa.
Il design concepito come creatività nel creare un oggetto di uso quotidiano usando materiale di riciclo o trovando un nuovo utilizzo per un oggetto rotto è sempre stata parte della vita quotidiana nella cultura africana. Ed è da questo che molti Designer sudafricani partono.
Lana cotta, lamiere di automobili, bottiglie di plastica, legno di riciclo sono solo alcuni dei materiali usati come punto di partenza per poi arrivare alla creazione di un raffinato design moderno e da qui anche partono i designer che producono con materiale nuovo ma ripescando i disegni e i colori che poi si trovano nella vita quotidiana nelle strade africane.
- Quali sono stati i primi passi che hai fatto per avviare la tua attività? Puoi dare qualche consiglio a chi vuole intraprendere questa strada ?
Questo lavoro richiede tempo, preparazione e organizzazione. Bisogna avere ottime capacità di relazione con i clienti per capire le loro necessità e con i potenziali clienti dei clienti per capire che cosa li attira. L’evento perfetto è dove il mio cliente incontra gente che è entusiasta di averlo scoperto.
Si lavora molto con i “social” via web ma sul posto le capacità “social” nella vita reale sono quelle che portano ai risultati veri.
Internet va bene per farsi notare ma per raggiungere i risultati bisogna esserci in persona.
Ai miei designer chiedo sempre di arrivare ben organizzati dai documenti per l’importazione dei prodotti alla capacità di rispondere velocemente a chi li contatta dopo l’evento.
- A livello di qualità di vita, quali sono i tre aspetti di Cape Town che ami di più e quali quelli che ami di meno?
Da “Capetonian” e avendo viaggiato per un bel pezzo di mondo devo dire che non esiste posto al mondo come Cape Town. Una città che ti permette di fare una veloce pausa pranzo dal lavoro trovandoti sulla spiaggia, nel centro di una città moderna, sulla cima di una montagna o semplicemente in uno dei rigogliosi giardini della città… tutto in pochi minuti. Mi piace l’idea che si possa andare dall’oceano Indiano a quello Atlantico in mezzora di macchina. Mi piace l’humor delle persone capaci di scherzare e trovare un’aspetto positivo in qualsiasi cosa gli capiti. Agli italiani che mi chiedono quanto tempo spendere a Cape Town in vacanza dico sempre di organizzarsi per passare almeno due settimane.
Le tre cose che mi piacciono di meno di Cape Town?
Una sola. Stanno costruendo troppo e gli edifici che vengono costruiti stanno occidentalizzando un po troppo la città togliendo via un pò’ della cultura sudafricana e probabilmente coprendo i panorami naturali che una volta si potevano vedere anche dal centro della città.
Per il resto la gente è rilassata, amichevole, e sempre pronta ad aiutare. Spesso il Sudafrica è considerato pericoloso e questa è un immagine che spesso mi trovo a combattere parlando con amici italiani.
Tutte le città del mondo hanno zone difficili con contrasti sociali che possono risultare pericolosi. Anche a Milano, Parigi o Londra hanno delle zone dove come turista è meglio tenersi alla larga ed è lo stesso con Cape Town.
Il Sudafrica odierno è una nazione giovanissima che si è dovuta ricostruire da un passato pesantemente colpito dal dramma dell’aparthaid.
Da quel passato abbiamo fatto dei passi da giganti ma ancora molto è da fare e tutti lavorano sodo per migliorare.
Ci sono migliaia di Italiani che si recano in Sudafrica per turismo per non parlare di quelli che decidono di trasferirsi lì per vivere e questo per me è un segno che le cose stanno migliorando ulteriormente, magari con degli alti e dei bassi ma la tendenza è quella.
Cape Town è bella, ospitale e contagiosa nella sua energia ed è per questo che una volta che ci vai poi non puoi farne più a meno e devi ritornarci per sentirtela ancora attorno.
Grazie di cuore Reyana per la tua disponibilità!
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