Vinitaly 2018: intervista doppia tra Milano e Cape Town

In occasione di Vinitaly 2018, la più grande manifestazione dedicata al settore del vino e dei distillati d’Italia, giunta quest’anno alla sua 52esima edizione, abbiamo intervistato Pedro e Fabio.

Vi starete chiedendo: che cosa c’entra Vinitaly  2018 con Cape Town?

Ve lo spieghiamo subito.

Pedro e Fabio oltre ad essere soci sono rispettivamente esportatori di vino in Sudafrica e in Italia.

Pedro vive a Cape Town e vende vino italiano in Sudafrica, mentre Fabio vive in Italia ed vende vino sudafricano in Italia.

In questa intervista Pedro e Fabio ci raccontano come è nata la loro professione, come si è sviluppata e che cosa significa oggi esportare vini in Italia e in Sudafrica.

Immergiamoci nel mondo mondo dei vini italiani e sudafricani, scoprendone le differenze e i diversi modi di vivere il vino in Sudafrica e in Italia.

1) Ciao Pedro, ciao Fabio! Ci raccontante come vi siete conosciuti e come è iniziato il vostro percorso nel mondo dei vini?

Fabio: Ci siamo conosciuti nel 2004 durante la mia prima vacanza in Sudafrica, all’epoca non lavoravo in questo settore invece Pedro produceva del vino, tornai da quella vacanza con in tasca un progetto di importare questi vini in Italia, così tutto è cominciato.

Pedro: diciamo che Fabio beveva poco vino e non conosceva i vini Sudafricani solo birra, oggi è uno dei massimi esperti in Italia sul vino Sudafricano, grazie alla full immersion pluriennale.

2) Come è nata l’idea di esportare e importare rispettivamente vini italiani e sudafricani?

F: Per quanto riguarda l’importazione dei vini Sudafricani in Italia è nata innanzitutto dalla estrema qualità e piacevolezza dei prodotti, in secondo luogo in Italia erano completamente sconosciuti quindi una volta creato il mercato saremmo stati i leader per questi vini.

P: Visitando Vinitaly tutti gli anni per promuovere i vini Sudafricani, si è creato un network con alcuni produttori Italiani, nel 2009/2010, in occasione dei mondiali in Sudafrica, abbiamo deciso di iniziare con un portafoglio importante di vini italiani in Sudafrica.

3) Quali sono le cantine sudafricane e italiane con cui avete il piacere di collaborare?

F: Sono circa una ventina di aziende, dalle più storiche e importanti come Spier, Diemersdal e Diemersfontein alle più pregiate come Morgenster e Idiom, dai produttori di origine italiana come Ayama e Dalla Cia ai nuovi produttori di colore che hanno trovato spazio solo dopo l’apartheid, come Cape Dreams e Savanha. Tutte le cantine e i vini sono inseriti nella nostra enoteca online www.vinisudafrica.it

P: Le aziende Italiane rappresentate da Vinotria (così si chiama l’azienda che importa) sono circa 35 e provengono da quasi tutte le regioni italiane. Senza fare troppi nomi ci siamo concentrati inizialmente su aziende che avessero già un buon successo all’estero, tra cui Donnafugata, Feudi di S. Gregorio, Masciarelli, Vietti, Ornellaia e Zenato.

Il prosecco poi forma ormai una buona parte del portafoglio con una decina di etichette e una buona percentuale di vendite rispetto al resto.

4) Quali sono stati i passaggi per entrare nel mercato sudafricano con un vino italiano? E viceversa.

F: Prima cosa bisognava fare una bella scorta di vino, una volta pieno il magazzino abbiamo iniziato a visitare potenziali clienti, a contattare tutte le associazioni sommelier per creare delle degustazioni, partecipare alle fiere di settore. Questo perché era necessario far conoscere il vino e il territorio, e creare la richiesta. Ci è voluto un bel po’ di tempo.

P: In Sudafrica il vino Italiano solo 10 anni fa era poco conosciuto, così come i vini francesi o di altri paesi, al di là del Chianti da poco prezzo e qualche pinot grigio da supermercato non si trovava granché nei negozi o ristoranti. Ora piano piano, grazie a tutto lo sforzo di promozione ed educazione fatta direttamente con i clienti, possiamo dire che sta iniziando ad essere apprezzato nella qualità ma soprattutto nella varietà offerta.

5) Chi ha incontrato maggiori difficoltà in questo percorso?

F: Penso che le più grosse difficoltà siano state riscontrate in Italia essendo uno dei maggiori produttori di vino al mondo.

P: Beh, diciamo che visto il successo da entrambe le parti, solo la nostra perseveranza ci ha permesso di sopravvivere nei primi 5-6 anni di attività. Anche il Sudafrica produce più vino di quel che consuma, il consumo procapite è solo 7 lt all’anno, ma stiamo allargando la base di consumo alle classi sociali emergenti.

6) Come è percepito in Sudafrica il vino italiano? E il vino sudafricano in Italia?

F: Finalmente il vino Sudafricano in Italia è riconosciuto per la sua qualità e sempre più apprezzato

P: Una volta vinta anche la resistenza di molti ristoratori Italiani, convinti che ai loro clienti piaccia’ più il vino locale per abitudine, possiamo dire che i nostri clienti rimangono spesso sorpresi dalla qualità e finezza di molti vini italiani che offriamo.

Wine Route Cape Town
IG Credit: Kendraferraro

7) Sappiamo che il Consolato Sudafricano vi supporta. Come è nato questo rapporto di collaborazione?

F: Fin dall’inizio abbiamo contattato Consolato e Ambasciata rendendoli partecipi di questa nostra attività, da subito è nata una collaborazione reciproca che si è sviluppata sempre più negli anni.

8) Fabio, ci parli del Pinotage, l’unico vino autoctono del Sudafrica?

F: È il vino rappresentativo del Sudafrica, creato dal Prof. Perold nel 1920 da un innesto tra l’elegante vitigno Pinot Noir e il morbido Cinsault, questo incrocio ha dato vita ad un vino rosso elegante, morbido e suadente, che si fa apprezzare in ogni occasione con sentori prevalenti di piccoli frutti rossi, bacche di cacao e note speziate.

9) Pedro, se un turista in visita a Cape Town volesse fare una degustazione di vini sudafricani dove gli consiglieresti di andare?

P: Il turismo enogastronomico del Western Cape, la regione intorno a Cape Town dove si concentra la produzione storica di vini iniziata alla fine del 600, è molto ben sviluppato. Le cantine sono quasi tutte aperte e preparate ad offrire un’esperienza unica ai visitatori, sia che su tratti di aziende storiche o ultramoderne. La Wine Route, come viene indicata, ci è invidiata e spesso presa ad esempio da molti paesi produttori ben più grandi e strutturati. Basta prendere una macchina e seguire le strade indicate con i cartelli Wine Route e si possono scoprire aziende piccole o grandi senza problemi. La scoperta sarà sempre gratificante piuttosto che visitare due o tre delle aziende più turistiche se si ha poco tempo.

Vinitaly 2018
IG Credit: coxandkings_uk

10) Quali sono le differenze più marcate tra il territorio vitivinicolo sudafricano e quello italiano?

P: Qui la zona geografica è più concentrata ma offre microclimi interessanti e diversi a distanze brevi, il clima è più stabile nel cambio di stagioni, quindi la fase di vendemmia e vinificazione raramente presentano problematiche. La variazione geografica tra regione e regione in Italia offre di più anche perché sono terreni più giovani e di diversa stratificazione ma è sicuramente più complicata da gestire anche a livello di clima che ogni anno può avere sorprese non sempre gradite.

11) Fabio, in quali ristoranti o enoteche italiane possiamo trovare i vini che distribuisci?

F: I vini Sudafricani sono presenti nelle principali carte dei vini di ristoranti etnici dalle cucine giapponesi alle cucine Africane, nelle carte dei vini di ristoranti stellati e tantissimi wine bar hanno sposato i vini per la mescita. Inoltre si possono trovare in alcune insegne dei Supermercati

Grazie Pedro e Fabio per la disponibilità! Appuntamento dal 15 al 18 aprile a Verona con Vinitaly 2018!

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